Ultimo post sul Festival di quest’anno. Se dovessi usare una sola parola per riassumerlo non potrebbe essere altro che “trash”. L’apoteosi del niente che affossa uno dei festival con il maggior numero di canzoni orecchiabili del secolo. La musica precipita all’ultimo posto nella percezione degli spettatori. Apro una parentesi. Fate qualcosa per mettere in grado i cantanti di fare una esibizione decente, anche quest’anno le cuffie in ear hanno fatto pena. Detto questo, parliamo della musica. Come ho accennato prima, non mi era capitato ancora di sentire così tante canzoncine orecchiabili, canticchiabili e forse anche ballabili.
Vado in ordine sparso e non di classifica, che poi non condivido granché. Elettra secondo me ha fatto una canzone che tutti balleranno, canta da schifo, ma si sapeva. Del resto non è la prima. Non ha fatto praticamente nulla di eclatante, anzi alla fine è stata anche abbastanza contenuta, a parte gli abiti da carnevale. Preparatevi a ballare con il suo ritornello.
Achille Lauro è una cosa inspiegabile. Canta anche peggio di Elettra, ha una voce pessima, un accento fastidioso. Eppure il lavoro che ha dietro è un capolavoro. Il prototipo dell’artista dell’era social. La multimedialità che sorpassa l’ascolto puro e semplice. La canzone è solo una parte e nemmeno la più importante del successo del personaggio. Ah, se fosse anche bravo…
Anastasio. Sono di parte, a me i RATM piacciono e sentire questo stile sul palco di Sanremo mi ha fatto saltare sul divano. E comunque questa mattina mi sono svegliato e “panico panico” era il motivetto che mi era rimasto in testa. Anastasio secondo me è bravo, anche se ieri non è stato granché. Ho ascoltato il pezzo ufficiale e devo dire che non rende come quello cantato dal vivo, in studio non sono riusciti a trasmettere l’energia, ma rimane sul mio podio. Spalle Al Muro, nella serata delle cover è da lacrime.
Gabbani, ovvero l’ipnotizzatore delle masse. Per carità, è bravo, come musicista e come showman, ma sarà difficile ripetere il successo di Occidentalis Karma. La mia impressione è che adesso stia campando di rendita. La canzone è una filastrocca che non resterà impressa a lungo.
Rancore. Se la Apple ti sta sulle palle scrivilo in una canzone, no? Scherzi a parte, il testo è uno dei più impegnati e profondi ascoltati quest’anno, lui è encomiabile perché rimane fedele al personaggio e il look con il cappellino (ma ci dorme anche?). La musica di Dardust aiuta, ma il ragazzo ha delle potenzialità.
Elodie paga l’essere troppo figa sul palco. Il settimo posto è troppo poco, io l’ho messa sul mio podio. Dardust ai massimi livelli, Mahmood come al solito scrive testi con una metrica discutibile, ma ormai è il suo tratto distintivo. Lei è spaziale, tutti vorremmo essere Perseo se lei fosse Andromeda (studiatevela la mitologia se non la sapete). Paga il fatto che Mahmood ha vinto lo scorso anno. Peccato un’occasione persa per farci conoscere meglio all’estero.
Piero Pelù, immenso, eroico, stoico, energia pura. La canzone puzza di plagio, ma lui è interprete più che autore e lo possiamo perdonare. Si mette alla prova senza i Litfiba e riesce nell’impresa. Fa spettacolo alla prima esibizione, scatenandosi subito dopo nella trasmissione di Nicola Savino a notte inoltrata. E’ bravo e il quinto posto è meritato.
Pinguini Tattici Nucleari. Quando sono rimasti in tre in gara ho tifato per loro, anche se partivano troppo svantaggiati. Canzone gioviale, da cantare in gruppo e ballare nelle feste. Rivelazione del Festival, solo in pochi li conoscevano, adesso che hanno l’attenzione vediamo cosa riusciranno a fare. Tifo per loro.
Le Vibrazioni non mi piacciono, intendiamoci, tecnicamente sono bravini (ini), ma il loro stile mi irrita. Da sempre. Comunque sono arrivati ad un passo dal podio, che secondo me è molto di più di quanto meritavano. Ci sono tante persone che li apprezzano, buon per loro.
Tosca punta tutto sulla voce, fa bene, la canzone è una cosa che ai festival di 30 anni fa andava di brutto, ma che ora puzza come gli abiti della nonna presi dalla soffitta. Nell’equilibrio dei generi in gara l’hanno messa per accontentare una quota di spettatori più agée, come con i rapper hanno strizzato l’occhio ai giovanissimi.
Raphael Gualazzi, jazzista di nascita sembra troppo cantante da pianobar. Lui sarebbe anche più bravo di quello che lascia trasparire, la street band che lo accompagna, vestita con abiti trash comprati su amazon a 39 euro serve a distrarre il giusto. Lui sembra ingrassato a dismisura, ma si cala nel personaggio e non ci fai neppure caso. Il motivetto è perfetto per le feste in spiaggia, lo suoneranno in molti.
Bugo e Morgan hanno una menzione d’onore. Squalificati dalla gara, ma veri trionfatori del festival. Non si parla di altro. La scenetta andata in onda la sera della fuga dal palco di Bugo è stata epica. Morgan è fatto così o lo si ama o lo si odia, non permette vie di mezzo, ha fatto letteralmente esplodere le TV nelle case degli Italiani. Bugo lo conoscevamo in pochi, ma adesso ha ottenuto una notorietà che nemmeno se fosse arrivato sul podio avrebbe raggiunto.
Non parlo degli altri, ma faccio solo un breve accenno ad una cosa che mi ha lasciato perplesso. Nel festival dedicato alle donne scoprire che la prima donna è arrivata solamente quinta dispiace un po’. Così come dispiace per la scarsa partecipazione in termini meramente numerici di cantanti donne. E’ inutile mettere un esercito di vallette che restano poi tutte veramente un passo dietro ad Amadeus, Fiorello e Tiziano Ferro.